La strada de la Fan

Informazioni Generali

Punto di partenza e arrivo: Combai – Località Castagno d’Oro  –  Tempo di percorrenza: 1 h 45’  –  Dislivello: 331 m  –  Distanza: 4,47 km  –  Grado di difficoltà: basso

Tracciato GPS Strada de la Fan

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Strada de la fan

L’itinerario sulla strada de la fan

L’itinerario che affronteremo offre all’escursionista alcuni aspetti di elevato valore storico, dato che la Strada de la Fan si riferisce a un triste ma interessante capitolo della Grande Guerra, in un percorso di durata limitata e di difficoltà elementare, adatto quindi a tutte le età.

Partenza da Combai

Esso parte poco dopo aver oltrepassato l’abitato di Combai in direzione di Valdobbiadene all’altezza del tornante immediatamente successivo al ristorante Castagno d’Oro. È consigliabile effettuare una breve ma interessante deviazione prima dell’attacco, percorrendo la “Vecchia Strada Comunale del Madean” che parte all’altezza del Monumento degli Emigranti subito dopo il centro di Combai e arriva al Castagno d’Oro rimanendo al di sotto dell’attuale strada provinciale, risolvendo così anche il problema del parcheggio dell’auto. Lungo questo tratto possiamo ammirare delle belle sculture, scolpite su legno rigorosamente di castagno, realizzate da artisti vari in occasione del simposio di scultura legato alle annuali edizioni della storica Festa dei Marroni. Esse rappresentano personaggi della tradizione locale e allo stato attuale sono ben quarantasei le opere distribuite in tutto il territorio di Combai.

L’imbocco del sentiero

Qualunque sia la scelta di avvicinamento, all’altezza del tornante imbocchiamo il sentiero n. 1024 indicato dal cartello “Strada de la Fan” che risale il pendio boscoso attraversando la Valbruta fino a giungere all’antico borgo di Colmellere. Salendo, notiamo sulla nostra sinistra una delle statue in legno citate.

Borgo Colmellere

Attraversati i cortili delle vecchie abitazioni in parte ristrutturate, svoltiamo decisamente a sinistra su via Colmellere, caratterizzata in quel punto dal fondo cementato, e continuiamo in salita superando altre abitazioni disposte sui lati. Una di queste case è stata la dimora del celebre pittore trevigiano Giovanni Barbisan, vissuto in questi luoghi per oltre venticinque anni.

Dopo aver oltrepassato l’ultima abitazione prima di entrare nel bosco, volendo è possibile effettuare una breve deviazione attraverso il vigneto che si apre a sinistra per giungere presso una graziosa sorgente, protetta da una struttura in pietra, detta il “Fontanèl di Col de Melère”. Qui in epoca passata vi era un mulino a doppia ruota che sfruttava l’energia di un torrente oggi scomparso, dato che durante l’alluvione del 1259 il suo corso fu deviato a causa di una grossa frana, che tra l’altro distrusse il mulino stesso. L’acqua che affiora oggi proviene da una falda freatica ed esiste un’altra sorgente detta “Roaz” posta nei pressi del Castagno d’Oro che ha caratteristiche similari.

Il portale di Canne

Ritornati sul tracciato, entriamo nel bosco. Arriviamo di fronte a un curioso portale fatto di canne, realizzato dal proprietario del fondo su cui insiste. Esso è un punto di incontro riferito a una manifestazione di poesia boschiva detta “Colli Burle” che si svolge in quest’area nel mese di maggio. Lo attraversiamo e quindi ci teniamo a sinistra al bivio immediatamente successivo dove è posto un piccolo capitello. Il percorso è ben indicato dalla fitta segnaletica della “Strada de la Fan” coincidente nel primo tratto con il segnavia n. 1024.

Località Pardolin

Giungiamo in località Pardolin in prossimità di una strada che taglia trasversalmente il pendio risalito. Come indicato dalla tabella turistica, il nome di questa zona deriva dal toponimo pratollinus che significa “zona di piccoli prati” come è testimoniato anche da testamenti risalenti al Trecento. È l’area di massima espressione del celebre castagno di Combai ed è documentato che qui, in tempi passati, vi fosse un piccolo oratorio dedicato alla Madonna del Castagno, andato distrutto nel 1798. Giriamo a destra sempre agevolati dall’ottima segnaletica; da questo momento si entra nel tratto ripristinato della Strada de la Fan.

Risaliamo per tornanti dove il pendio si fa più severo sotto splendidi castagni e di tanto in tanto possiamo leggere altre indicazioni turistiche posizionate lungo il percorso attinenti alla storia della Strada e di Combai. I muri di contenimento ai lati del tracciato, realizzati in pietra, e il particolare fondo della strada, fatto di ciottoli, sono ancor oggi il segno tangibile di quel capitolo.

Località Costolada

Giunti all’incirca a quota 700 m in località Costolada, in dialetto “Costalada”, abbandoniamo la Strada girando a destra in un bivio ed effettuiamo un traverso in falsopiano sulla spalla del pendio appena risalito. Se proseguissimo dritti, invece, arriveremmo a raccordarci verso ovest sulla strada del Madean all’altezza di un capitello bianco, passando al di sopra della storica località di Prà da Mur, risalente a periodo post-romano.

Dopo il passaggio orizzontale, pieghiamo in discesa per un ripido sentiero a tornanti poco dopo aver oltrepassato un rudere, fino a confluire in una mulattiera in località Pecolsentà. Questa località è interessante perché erano presenti in passato diverse piattaforme di partenza e arrivo delle teleferiche, i “palierci”, che servivano a trasportare il materiale dalla montagna. In questi luoghi inoltre sorgeva la “fornass”, una fornace che serviva a produrre la calce a partire dal carbonato di calcio contenuto nel Biancone, roccia molto diffusa nelle Prealpi.

Scendiamo lungamente per tornanti e, giunti alla fine della valle, tralasciamo la deviazione a sinistra indicata dal cartello n. 1024, che condurrebbe verso est per il Borgo Vergoman e continuiamo invece dritti lungo la discesa, fino a intersecare una strada che sale dal centro di Combai.

Il capitello e l’arrivo

Giriamo a destra e camminiamo lungo via Colmellere su pendenza pressoché pianeggiante, ammirando dall’alto il bel panorama sull’abitato di Combai che si apre subito dopo sulla nostra sinistra. Passiamo a fianco di un capitello dedicato a San Vittore, quindi, in leggera discesa, ritorniamo al Borgo Colmellere dove completiamo l’anello.
Pochi metri di discesa per il sentiero n. 1024 di partenza e terminiamo la nostra escursione.

Approfondimenti

La Strada de la Fan
La Strada de la Fan è un’opera che rappresenta per Combai un triste capitolo della sua storia legato alla Grande Guerra.

Verso la fine del conflitto, l’occupazione dei territori veneti da parte dell’esercito austro-ungarico aveva inciso duramente sulle condizioni di vita della popolazione locale, che rimase fortemente provata dagli effetti della guerra e dalla mancanza di approvvigionamenti alimentari.

Nel 1917 il comando dell’esercito invasore decise di costruire una strada che avrebbe consentito il trasferimento dei mezzi di artiglieria verso i punti strategici nell’area del Monte Cesen. Un po’ come avvenne per l’altra grande impresa, quella cioè che ha consentito la costruzione del Passo San Boldo, anche in questa occasione fu impiegata la manodopera locale.

Uomini, donne e bambini provenienti dalle campagne e dalle aree montane, si ritrovarono con il piccone in mano a scavare la nuda roccia e a trasportare il materiale con la sola forza delle braccia per realizzare questo progetto dall’elevato valore ingegneristico, in cambio di una razione alimentare.

Da qui l’appellativo “Strada de la Fan” che si riferisce quindi “alla fame” patita da queste persone. La costruzione tuttavia si interruppe dopo pochi mesi, a causa dell’avanzare delle truppe italiane.

Ancor oggi è ben visibile il tratto parziale che è stato recentemente restaurato dalla Pro Loco di Combai e che si estende attraverso il ripido pendio posto tra le località “Pardolin” e “Costolada”.

 

Borgo Colmellere
Una disputa etimologica attribuisce il nome “Colmellere” a “colmello”, ovvero quello che era in epoca medievale un piccolo villaggio ben organizzato. In realtà esso trae le sue origini da “Col de Melère”, fondo prediale risalente al VII secolo d.C. il cui proprietario era tale “Mellìus-Melleris”.

Il borgo ha quindi origini molto antiche, antecedenti al vicino paese di Combai e ancora oggi mantiene intatto il suo fascino. È costituito da un piccolo insieme di abitazioni dall’aspetto tipicamente rurale, chiuse attorno a una corte centrale. Sono visibili un forno a legna per il pane, le stalle, i fienili, i depositi degli attrezzi agricoli e le terrazze in legno (i “pioi”) dove si appendevano i prodotti alimentari da essiccare.

Di notevole interesse la presenza della cosiddetta “ritonda”, elemento a sbalzo connesso all’abitazione ancor’oggi visibile, entro il quale è posto il caminetto dotato di panche circolari, detto “larin”.

Sui pendii al di sopra del piccolo abitato si estendono i terrazzamenti coltivati, mentre in centro domina un vecchio gelso. Sotto questo albero, da sempre ritenuto simbolo di saggezza e buona armonia, si svolgevano nel Medioevo le “vicìnie”, vale a dire le riunioni tra gli abitanti durante le quali si condividevano le decisioni operative collettive.In epoca successiva furono utilizzate le foglie del gelso per l’attività della bachicoltura.

Poco distante ritroviamo il capitello dedicato a San Vittore martire, patrono di Marsiglia che fu un soldato romano scomparso nel 287, il cui culto si deve al vescovo di Valdobbiadene Venanzio Fortunato. Il santo si ricorda il 21 luglio, data in cui “toto colmellus celebrat sanctum Victorem”. Successivamente il capitello è stato re-intitolato ai Santi Vittore e Corona, festeggiati il 14 maggio.

Gli itinerari, le foto e i box di approfondimento culturale sono tratti dai libri di Giovanni Carraro “Riscoprire le Prealpi Trevigiane” e “I sentieri nascosti delle Prealpi Trevigiane”, Ediciclo Editore. (È vietata la riproduzione totale o parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia) – credits: www.giovannicarraro.it

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